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Testimone plurisecolare della storia agricola calabrese, dal 1784, la tenuta Statti si estende per cinquecento ettari nel punto più stretto della Penisola, tra Ionio e Tirreno. Nonostante la lunghissima tradizione, lo sguardo è puntato al futuro, come testimoniano la cantina hi-tech e la barricaia, la produzione di energia alternativa e la linea di vini vegani.
Ai visitatori riserva il piacere di una squisita accoglienza in un’ambita meta enoturistica circondata da immensi uliveti. Sotto la guida dei fratelli Alberto e Antonio Statti, la produzione enologica si avvale di grandi consulenze e i vini sono sempre più il risultato dell’espressione viva e autentica del territorio, come confermano quest’anno le quattro Viti del bianco vegano Lamézia 2019, seguito dall’inossidabile Greco.
Proprietà: Alberto e Antonio Statti
Conduzione enologica: Lorenzo Landi, Nicola Colombo
Conduzione agronomica: Antonio Malara
Viticoltura: Convenzionale
Ettari vitati: 100
Bottiglie prodotte: 500.000
Vendita diretta: Sì
Visite in azienda: Sì
Produzione olearia: Sì
Anno di fondazione: 1784
Sfumature verdoline su un leggerissimo paglierino. Inizio tutto fruttato, con profumi che ricordano la pesca bianca; poi snocciola le erbe aromatiche e la buccia di limone; quadro floreale con una pennellata di ciclamino. Sorso pieno, con la morbidezza che arricchisce e dà spazio a una vivace freschezza, presente fino alla persistenza, degna di nota. Vino vegano, matura solo in acciaio.
Spiedini di gamberi croccanti al forno.
Il giallo limone brilla di luminosità e ancora emette bagliori clorofilla, promettendo fresche sensazioni che al naso emergono in modo ragguardevole. I toni agrumati fanno da apripista al biancospino appena fiorito, poi alla salvia e all’origano fresco, su accenni di albicocca. In bocca equilibrio ben impostato, freschezza e sapidità insieme danno carattere e bevibilità, distendendosi in un finale fruttato. Matura in acciaio sui lieviti per 3 mesi.
Spaghettoni di Gragnano con salsa di friarielli, astice e fonduta di provola.
Rosso pompeiano, compatto. Aromi speziati di pepe nero e vaniglia, fusi a cannella e liquirizia, anticipano il cuore fruttato di ciliegia ferrovia e prugne, poi erbe di campo e polvere di grafite. Morbido e pieno all’assaggio; freschezza e un fine disegno tannico descrivono un equilibrio calibrato. Chiude e si distende su rimembranze fruttate. Finale di riguardo. Sosta in legno per 12 mesi e ancora 9 mesi in bottiglia.
Filetto alla Wellington.